Nel 2001 uscì un piccolo volume collettaneo intitolato Transiti. Fu il primo libro di poesia di Amos Edizioni ed includeva brevi sillogi di tre poeti meno che trentenni: Igor De Marchi, Sebastiano Gatto e Giovanni Turra.
De Marchi, Gatto e Turra si riconoscevano allora nella sigla comune di «A27», l’autostrada che, tagliando verticalmente il Veneto Orientale, unisce i luoghi più e meno urbani, più e meno marginali in cui i tre risiedevano.
Nell’introdurre quel libriccino, scrisse al riguardo Gian Mario Villalta: «“A27” è definizione lapidaria, dice che questa è la realtà, il poeta la riconosce – e vuole riconoscersi – attraverso l’esperienza del vivere». La poesia insomma prendeva coscienza di quanto le era più proprio e di un passato, viceversa, che non le apparteneva più. Parole nuove e nuovi angoli visuali s’imponevano di necessità.
Negli anni, la sigla è venuta assumendo anche altri significati: scambi, aperture, confini, passaggi; oggi, per conferirle nuovo senso, Amos Edizioni affida la curatela della collana di poesia «A27» ai tre autori antologizzati nel 2001: al centro opera la volontà di mettere a punto forme comunicative che oltrepassino la sola letterarietà e si prestino ad accogliere le complesse dinamiche del presente.
È forte la convinzione secondo cui percorsi poetici tra loro anche molto divaricati sono egualmente validi a dare il senso delle speranze tenaci e degli inestinguibili terrori che sono stati e sono caratteristici del nostro tempo.